LO SGUARDO OBLIQUO

In questa occasione “LIBERA SCENA ENSEMBLE” offrirà, agli studenti che prendono parte all’attività, lo spettacolo
LO SGUARDO OBLIQUO
liberamente tratto da: “La Specie Umana” di Robert Antelme e
“Il Dolore” di Marguerite Duras
liberamente tratto da: “La Specie Umana” di Robert Antelme e
“Il Dolore” di Marguerite Duras
con Paolo Cresta, Irene Grasso, Lello Serao, Alessia Sirano
regia Lello Serao
Scheda
l Giorno della Memoria si celebra nel ricordo degli orrori che segnarono il dominio nazi-fascista in Europa, quasi sempre lo sguardo è orientato verso il popolo ebraico che di quegli orrori fu la vittima prescelta, ma quei drammatici avvenimenti hanno avuto altre vittime, nell’Olocausto si sono intrecciati destini diversi, si sono mischiate storie e vissuti di uomini e donne che mai avrebbero immaginato l’orribile inferno in cui altri uomini li avrebbero condannati.
Robert Antelme, detenuto politico, trascorre otto mesi in un Lager senza camere a gas né forni né esecuzioni di massa. L’angolo visuale è diverso da quello dei deportati ebrei, ma il dato di partenza è lo stesso: il bisogno vitale di raccontare e la difficoltà a mettere per iscritto l’inconcepibile.
Abbiamo scelto di raccontare l’orrore attraverso il libro di Antelme “La specie umana” perché in esso oltre all’ attenzione ossessiva ai dettagli, vi è una visione minuta ma mai compiaciuta dell’orrore e della degradazione umana, figure nobili o abiette di compagni e aguzzini campite su uno sfondo di desolazione.
Antelme ha accesso a due tipi di sguardo: lo sguardo d’aquila di chi nei momenti di tregua riesce persino a vedere dall’alto la propria condizione avvilente e la geometria dei rapporti di forza, e poi lo sguardo del topo, ricacciato al fondo dello scoraggiamento e dell’annientamento fisico.
Alla fine quando non sembra più esserci rimedio alla morte dal tunnel si affaccia la luce e …”Quello che so, è che non posso più camminare e cammino” ed è allora che si comprende che l’indistruttibilità della specie umana si può affermare solo dopo aver attraversato tutta quanta la linea d’aria del male.
Fa da contrappunto alla voce di Antelme “Il Dolore” di Marguerite Duras, l’attesa che indurisce il viso e sconvolge l’anima, l’attesa di chi non si rassegna all’oblio e che nel momento del ritrovamento in una Parigi dove sfilano in una strana coreografia patronesse e colonnello, funzionari e politici corrotti, un ministero per il rimpatrio, i discorsi di de Gaulle si affaccia “una forma sul divano” che lotta contro la morte e che …. “Mi guarda, sorride. Si lascia guardare… Si scusa di essere ridotto così, un rifiuto” quasi il riflesso della spessa notte dalla quale era uscito, e che non avremmo conosciuto mai.
Fra buoni e cattivi, giusti e ingiusti, vittime e carnefici, – il male, o un tocco di grazia, si insinua a dispetto delle frontiere, sotto le apparenze. È questo, mi sembra di capire, che rende la vita impossibile, la scrittura della vita deliziosa.
Robert Antelme, detenuto politico, trascorre otto mesi in un Lager senza camere a gas né forni né esecuzioni di massa. L’angolo visuale è diverso da quello dei deportati ebrei, ma il dato di partenza è lo stesso: il bisogno vitale di raccontare e la difficoltà a mettere per iscritto l’inconcepibile.
Abbiamo scelto di raccontare l’orrore attraverso il libro di Antelme “La specie umana” perché in esso oltre all’ attenzione ossessiva ai dettagli, vi è una visione minuta ma mai compiaciuta dell’orrore e della degradazione umana, figure nobili o abiette di compagni e aguzzini campite su uno sfondo di desolazione.
Antelme ha accesso a due tipi di sguardo: lo sguardo d’aquila di chi nei momenti di tregua riesce persino a vedere dall’alto la propria condizione avvilente e la geometria dei rapporti di forza, e poi lo sguardo del topo, ricacciato al fondo dello scoraggiamento e dell’annientamento fisico.
Alla fine quando non sembra più esserci rimedio alla morte dal tunnel si affaccia la luce e …”Quello che so, è che non posso più camminare e cammino” ed è allora che si comprende che l’indistruttibilità della specie umana si può affermare solo dopo aver attraversato tutta quanta la linea d’aria del male.
Fa da contrappunto alla voce di Antelme “Il Dolore” di Marguerite Duras, l’attesa che indurisce il viso e sconvolge l’anima, l’attesa di chi non si rassegna all’oblio e che nel momento del ritrovamento in una Parigi dove sfilano in una strana coreografia patronesse e colonnello, funzionari e politici corrotti, un ministero per il rimpatrio, i discorsi di de Gaulle si affaccia “una forma sul divano” che lotta contro la morte e che …. “Mi guarda, sorride. Si lascia guardare… Si scusa di essere ridotto così, un rifiuto” quasi il riflesso della spessa notte dalla quale era uscito, e che non avremmo conosciuto mai.
Fra buoni e cattivi, giusti e ingiusti, vittime e carnefici, – il male, o un tocco di grazia, si insinua a dispetto delle frontiere, sotto le apparenze. È questo, mi sembra di capire, che rende la vita impossibile, la scrittura della vita deliziosa.
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